NUOVE CALLIGRAFIE



Era un cattivo momento per tutte le arti. L’originalità era in declino. Anche nella gastronomia c’erano un declino e un indebolimento. Tutti i prodotti della cucina che si definivano nuovi non erano altro che varianti di piatti già noti”                  (Fernando Pessoa)



Nuova scrittura, nuovo futurismo, nuovi nuovi… In generale l’aggettivo nuovo legato a una corrente artistica mi irrita abbastanza, anche se non quanto il prefisso neo. Trent’anni orsono realizzai una serie di lavori denominati NNM Nuove Nature Morte, dove il nuovo era legato alla tecnica utilizzata, che avevo definito videopittura, in cui gli strumenti erano la telecamera, lo schermo, la camera e l’interferenza. Il soggetto era tradizionale, quasi banale, dei fiori e della frutta (di plastica) e delle bottiglie, quelle del camparisoda le preferite. (Per inciso, fu un editore giapponese ad acquistare quattro immagini e a realizzare una serie di cartoline, uno dei due unici lavori retribuiti in quel paese).  Ora mi sbilancio sulle Nuove Calligrafie, ideogrammi e caratteri giapponesi filtrati dal video, dal computer, dalla camera, dal telefono. Scritture a volte illeggibili, altre volte parzialmente comprensibili, alcune quasi psichedeliche. Sono immagini quasi astratte, anzi del tutto astratte, perché, innanzitutto, lo sono dal loro contesto. Sono immagini belle da vedere, colorate: pura visibilità in apparenza. In realtà operazione di ribaltamento e estraniamento, elogio della manipolazione. Esaltazione del comunicare l’incomunicabile. 
Quindi, nulla di nuovo





New Calligraphies

New writing, new futurism, new new… Generally speaking, the adjective new linked to an artistic movement rather gets on my nerves, but not so much, though, as the prefix neo.

Thirty years ago I made a series of works called NNM Nuove Nature Morte (New Still Lives). In that case the new has been the technique used, that I named Videopainting. The tools were the videocam, the screen, the camera and interference. The subjects were traditional, almost trivial ones: some flowers, some fruit (plastic fruit) and a few bottles. My favourite were Camparisoda bottles. (And, as an aside, it was a Japanese publisher who bought those four pictures. He produced a series of postcards, one of the olnly two paid works I had in that country).

Now I take the floor with New Calligraphies, ideograms and japanese scriptures filtered through video, computer, camera and mobile. Sometimes they turn out unreadable writings…they are totally abstract, because, first of all, they are abstracted from their context. They are pleasant to look at, colourful. Actually they overthrow and estrange, they are the triumph of manipulation. They exalt communication of incommunicability. That is, nothing new.





  




                      


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